Non è cambiata solo la location, passando dalle Abbadesse all’ex-Cinema Istria. Sono cambiati lo stile e l’atmosfera. Anche se la qualità del cibo è rimasta la stessa: di alto livello e ricercata. Stiamo parlando di Barbacoa, la storica churrascheria di Milano che, inconsapevolmente, alla vigilia della pandemia aveva deciso di trasferire la propria insegna (e tutto il resto) in una nuova sede, leggermente più defilata (via Slataper 5).
Dopo quasi due anni di chiusura pressocché totale, da qualche mese Barbacoa può finalmente accogliere i suoi clienti, in uno spazio molto grande che però conserva e consente una certa intimità. Saranno le luci soffuse, i colori tenui scelti per l’arredamento, le decorazioni sobrie, la musica (fortunatamente) molto bassa, la cura del servizio, cortese e non invadente... fatto sta che al Barbacoa non si trova l’atmosfera un po’ sopra le righe di molti ristoranti brasiliani. E si cena in santa pace.
I cinque sensi vengono sollecitati: la vista con le luci, i graffiti, le vetrine della cantina, l’olfatto con il profumo intenso che si sente appena varcata la soglia, l’udito con la musica soffusa, il tatto con le pinze per afferrare le fette di carne, e infine le papille gustative con tutte le sfumature possibili. Altro che Metaverso: questa è la vera esperienza immersiva. Al Barbacoa si intraprende un viaggio nei cinque sensi che si rivela un’esperienza indimenticabile: vista, olfatto, udito, tatto e, alla fine, il gusto. Ogni portata è come un viaggio nei sensi e l’esperienza sensoriale è quella che ti ricordi.
Una churrascheria italiana, quindi, voluta esattamente così dal patron del locale, Don Beltrame, brasiliano di famiglia italiana, arrivato (anzi, per certi versi, tornato) in Italia 22 anni fa, per restarci e per coronare il suo sogno professionale.
Oltre che per la ricchezza e la prelibatezza del Rodizio, ossia il carosello delle carni - ci cono tutti i tagli brasiliani - cotte allo spiedo e presentate direttamente al tavolo, Barbacoa si distingue per un ricco buffet di antipasti, più o meno esotici, e per una ricchissima cantina, dalle pareti di vetro, che accoglie il cliente al proprio ingresso.
Anita Redaelli